La nostra proposta per la Valle del Sacco Giuseppina Bonaviri e il Comitato tecnico scientifico della Rete la Fenice

Questa proposta nasce, come nostra abitudine, dall’interesse a sostenere elevati standard di qualità amministrativi e buone pratiche di governance, realizzabili e replicabili a partire dal risanamento della Valle del Sacco attraverso il controllo ambientale con tecniche innovative accessibili, a bassissimo costo per gli enti, di uso comune nelle costruzioni di Smart City come ormai di prassi in tutto il mondo.

Il progetto R.E.M. , di cui abbiamo parlato in nostri precedenti interventi, presuppone scelte avanzate di utilizzo di tecnologie informatiche di rete, elettronica di sensoristica, di monitoraggio parametrico ambientale da sviluppare su tutto il bacino della Valle del Sacco per creare un data base che sia reale fotografia della attuale condizione ambientale locale. Partendo da uno studio sofisticato delle polveri sottili e sottilissime che attualmente, invece, appare fuorviante per informazioni anacronistiche e non attendibili scientificamente in quanto parziali e prive di prospettiva, non rimane che valutare i danni e gli effetti negativi alla salute estesi all’intero territorio in termini di prevenzione futura. Le informazioni che circolano a tal proposito non appaiono supportate da analisi costo-beneficio ne sono stati mai pubblicati i dati emergenti su riviste scientifiche di settore, tanto più non apparendo approfonditi da un punto di vista conoscitivo-metodologico i risultati. Le cause reali di conseguenti patologie alleate agli effetti secondari depressogeni ambientali, di conseguenza, non potranno essere convogliate in un progetto adeguatamente condiviso, come invece purtroppo qualche amministratore “illuminato” vuol far credere.

Senza questi presupposti qualsiasi intervento e verosimili tavoli tecnici tra enti ed amministrazioni rischia di diventare semplicemente un banale chiacchiericcio a porte chiuse. Le alternative esistono e noi da anni ce ne facciamo promotori proponendo di ridisegnare politiche pubbliche e azioni collettive che aumentino giustizia sociale, favorendo il pieno sviluppo delle comunità locali a partire dal ruolo delle classi dirigenti fino al ripensamento del modello economico produttivo ambientale post crisi. Una analisi la nostra che non ha mai sottovalutato le scelte scellerate e la bieca volontà politica che hanno determinato – in questi lunghi anni di reale assenza ed impegno a favore delle periferie- il disastro ambientale globale. Insomma, la metafora delle occasioni perdute. Per noi le connessioni tra diritti sociali e civili rimane sempre il carattere erosivo nei confronti del ruolo di chi mal amministra mentre le modalità di partecipazione e coinvolgimento delle persone rimangono il fiore all’occhiello degli stati e delle realtà più avanzate ed evolute.

Il progetto di Area Vasta Smart ha messo in campo un percorso di innovazione strutturale oltre che culturale grazie al progetto R.E.M ( tramite la messa in atto di una rete informatica e satellitare con un sistema di n punti di monitoraggio per il controllo delle aree a rischio della Valle, utilizzando biotecnologia ed app applicabili direttamente sui cellulari) che sarà presentato ufficialmente agli organismi preposti provinciali e regionali nel mese di febbraio 2020.

Intendiamo diffondere un “nuovo sapere” sulle procedure di bonifica del sito che risulta essere il terzo più inquinato d’Italia aspettando fiduciosi che i rappresentanti del territorio non si sottraggano per l’ennesima volta al confronto frontale sulle tematiche di risanamento che da tempo proponiamo ed avanziamo a costo zero, fortemente sostenute dal nostro gruppo di lavoro. Si tratta in tutti i casi della costruzione di una visione politica moderna e dinamica messa a disposizione della nostra gente e necessaria a riattivare un confronto pubblico dal basso contro l’erosione del ruolo di stato e di suolo così abilmente costruita da chi è a favore dei monopoli e dei soli privilegi.

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