Covid19. Le imprese del Lazio ed i suoi cittadini sono fra i più colpiti dalle conseguenze economiche che ne derivano. La previsione del Cerved e la proposta della nostra Rete

Comitato tecnico scientifico Rete La Fenice con Bonaviri

Nell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo appare evidente ed obbligato il crescente blocco delle attività lavorative: dalla rete commerciale alle fabbriche, una condizione dalle sempre più ampie limitazioni che andrà ad incidere su quelle dell’intera economia nazionale.

Il Governo italiano come quello di altri paesi ha deciso di sostenere la perdita di reddito dei cittadini e di coloro che gestiscono un’attività imprenditoriale prevedendo di distribuire sottoforma di sussidi denaro in quantità mai vista prima d’ora. La Regione Lazio vuole integrare il sostegno ai cittadini con uno stanziamento di 350 mln per la cassa integrazione di chi sta perdendo il lavoro e assicura 400 mln per un accesso al credito delle piccole imprese: “una boccata d’ossigeno” è stato detto perché, come ben sappiamo, purtroppo servirà ben altro considerati i tempi non brevi dell’attuale emergenza. E’ sbagliato minimizzare quanto sta avvenendo perché più a lungo durerà lo stato emergenziale coronavirus, maggiore ovviamente sarà lo shock economico, l’impoverimento delle popolazione e alta la probabilità che la conseguenza produca fallimenti per insolvenza e per aumento del debito delle imprese. Su questo strategico tema si stanno misurando tutti i migliori Istituti di ricerca socio-economica anche per offrire ai responsabili politici possibili soluzioni in grado di aumentare la capacità di resistenza delle famiglie che stanno andando incontro alla perdita di reddito e di lavoro.

Un’interessante contributo per valutare l’evoluzione dell’economia italiana è stato dato da Cerved, la società di consulenza, di studi di mercato e recupero crediti che ha preso in esame le previsioni economico-finanziarie e il rischio di credito di imprese di ben 223 settori produttivi, ripartendolo anche su base regionale. L’analisi è stata condotta stimando le possibili conseguenze: dal livello internazionale ai contesti locali con il conseguente grado d’integrazione delle imprese per filiere. Sono stati ipotizzati due scenari: il primo qualora l’emergenza dovesse cessare entro maggio e l’altro più pessimistico se invece cessasse a dicembre 2020. I dati nel primo scenario prevedono una perdita di 220 mld nel 2020 e di 55 mld entro il 2021; nella seconda ipotesi la perdita di ricavi sarebbe valutata di 470 mld nel 2020 e di 172 mld nel 2021. Per comprendere meglio il significato da dare alle due tesi è sufficiente far riferimento all’impegno di spesa prevista dal governo per il 2020: 400 mld. In altri termini la spesa pubblica potrebbe aiutare le imprese a resistere alle perdite solo nell’ipotesi che la fine dell’emergenza avvenga nel prossimo maggio altrimenti senza provvedimenti ulteriori di dimensioni europea, assisteremmo ad un tracollo dell’intero sistema produttivo del nostro Paese.

L’impatto del Covid19 sui settori analizzati sarebbe diverso. Nel primo scenario le maggiori perdite di fatturato in percentuale (2020/2019) si registrerebbero per:
– le imprese del turismo con perdite che vanno dal -37,5% degli alberghi al -25% per il trasporto aereo e l’organizzazione di fiere e convegni e il -22,5%per le attività aeroportuali;
– il settore auto che subirà perdite fra il 21 ed il 24,5% nella produzione dei rimorchi e nell’allestimento di veicoli , nelle concessionarie auto e motocicli e nell’autonoleggio.
Nello scenario di una pandemia che si protragga, invece, fino a dicembre le perdite appena citate sarebbero raddoppiate: alberghi -73,3%; trasporti aerei -55%; produzione legata al settore auto -55%.

Nei due casi vi sono alcuni settori che vedrebbero migliorati i loro ricavi per la rilevanza che assumono nel contrasto del Covid19 e nella vita quotidiana. Questi settori, comunque, non compenserebbero le perdite dei settori che perdono ricavi. Essi sono: il commercio on line (+26,3% nel primo scenario, +55% nel secondo); la produzione degli apparecchi medicali (+11% nel 2020 e nel 2021); la vendita all’ingrosso dei prodotti farmaceutici e medicali (+6,4% e + 13,8% nel 2021).
Sul piano territoriale il Lazio è dopo la Lombardia la regione più colpita nel suo sistema produttivo: se la pandemia si fermerà a maggio Cerved stima che il fatturato delle imprese del Lazio diminuirà di 40,3 mld nel 2020 (-8,5% 2020/2019) e di 6,5 mld nel 2021 (-10,9% 2021/2020); nel secondo scenario, invece, le perdite di ricavi sarebbero di 94,3 mld nel 2020 (-22,1% 2020/2019) e di -23,9 nel 2021 (-24,6% 2021/2020).

Nella provincia di Frosinone già duramente provata dalla crisi del settore industriale si dovrà prevedere l’estensione della cassa integrazione per le attività legate al settore turistico e commerciale e l’ampliamento della cassa già in atto nel settore auto mentre un miglioramento delle opportunità potranno essere registrato nel settore farmaceutico. Situazioni diverse a secondo dei territori per i quali è quanto mai necessaria un’azione di vigilanza delle forze politiche del Lazio e provinciali sull’evoluzione della situazione. Comunicare con continuità e regolarità con le comunità locali servirà non solo a cogliere prima le potenzialità di ripresa economica e dell’occupazione ma soprattutto a dimostrare vicinanza alle famiglie e alle imprese.
Invitiamo, anche per questi motivi, non solo il Pd provinciale ma tutti i partiti che davvero hanno a cuore il bene della nostra popolazione e della nostra terra ad intraprendere una azione collettiva di responsabilità sociale iniziando intanto col promuovere incontri virtuali e campagne di solidarietà interconnesse per permettere scanditi collegamenti con la base. Ora più che mai tutte e tutti hanno bisogno di sentirsi accolti, incoraggiati, informati, consolati, sostenuti. Ciò diventi un vero “Inno alla vita”!

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