È sempre il giorno giusto per parlare delle donne

Marzo, il mese delle donne? Sicuramente della consapevolezza ma è troppo poco perché, invece, per noi è sempre il tempo delle donne quando si conducono battaglie sul genere e dunque per i diritti, la pace e la sicurezza dei popoli.

Il 2020 è l’anno di un anniversario importante, quello della Dichiarazione di Pechino: un accordo quadro che fu adottato da 189 Paese, basato su una nuova partnership tra uomo e donna e che definisce nell’uguaglianza la condizione necessaria per la giustizia sociale e lo sviluppo sostenibile. La donna parla un linguaggio universale con il quale affermare l’esercizio del «bene comune tutelando il valore dell’integrità, dell’inviolabilità del corpo femminile, per far cadere i muri della diffidenza e della ostilità. Questo sforzo produce un esito molto concreto: valorizzare e collocare nella giusta dimensione tutti gli aspetti della vita delle donne, maternità, lavoro, famiglia, impegno sociale ». E mentre il Parlamento europeo celebra il 25° anniversario della Dichiarazione di Pechino sulla parità di genere il rapporto 2020 sul Global Gender Gap del World Economic Forum, sulla base della situazione attuale, conferma che ci vorranno ancora 99,5 anni per colmare le differenze globali di genere. Quest’anno, a partire dalla giornata delle donne, si svilupperà un canovaccio di appuntamenti importanti quali l’avvio della revisione dello Status of Women da parte della commissione Onu, il Forum sull’uguaglianza generazionale a Città del Messico ed incontri itineranti internazionali sui diritti lesi delle giovani donne negli Stati di guerra a cui la Rete la Fenice intende dare un contributo diretto.

Ed ecco allora che oggi più di ieri ci corre obbligo di riaffermare il nostro impegno a favore dei minori negli Stati di guerra, ancor di più per quelle bambine che sono obbligate a subire soprusi e atti osceni, ferite perenni ed insanabili per loro e per le comunità. Sono 415 milioni di bambini in tutto il mondo -uno su cinque- che vivono in zone di guerra ad alta intensità di violenza, con le bambine e le ragazze maggiormente esposte al rischio di violenze sessuali e matrimoni precoci forzati mentre i bambini sono quelli che rischiano maggiormente di perdere la vita, di venire feriti e di essere rapiti per essere reclutati arbitrariamente nelle forze armate. Oltre 3,7 milioni di questi bambini non possono andare a scuola e non accedono direttamente agli studi; se invece tutte le bambine potessero completare la scuola secondaria, si avrebbe il 59 per cento in meno di gravidanze tra i minori e ancora, se tutte le bambine completassero almeno la scuola primaria la mortalità materna si ridurrebbe del 70 per cento. Dunque, l’iniziativa internazionale, voluta fortemente dall’Italia, come obiettivo primo ha quello di permettere a 400 mila nuovi bambini di potere iniziare almeno un corso scolastico normale entro il 2021.

Parlare di donne ha sempre un significato prezioso e per molti versi inedito. E’ l’ occasione per rilanciare un vero rinnovamento della pratica istituzionale e dei governi, per unificare lo sforzo di dialogo tra le istanze politiche e le organizzazioni non governative e sociali, tra EMPOWERMENT e MAINSTREAMING.

Chiediamo, allora, un cambiamento del paradigma attuale a partire proprio dai nostri territori che permetta di mettere al centro dell’agenda politica 2021 i temi della qualità dello sviluppo, della valorizzazione delle risorse umane, della sostenibilità, dell’adeguamento alle riforme sociali temi che vanno di pari passo con quelli sulla parità di genere. Sia data finalmente attenzione al procedimento amministrativo e alla strumentazione operativa che rendono efficaci le leggi verso un mondo equo e solidale a partire dalle donne.

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