Covid-19: le particelle, passando dalle grandi alle piccole misure
Comitato tecnico scientifico Rete la Fenice con Bonaviri- Conference call del 30 marzo 2020
È importante fare alcune considerazioni che riguardano la misura e la dimensione delle particelle degli inquinanti atmosferici anche per potere fare un confronto ed un parallelismo con le dimensioni dello stesso coronavirus. Si sa che le Pm10 – che sono quelle maggiormente conosciute, studiate e misurate- sono in buona compagnia scendendo nella scala dimensionale per arrivare alle nano polveri . Soffermiamoci alle Pm 2,5 che sono quelle che giá riescono a passare attraverso la barriera ematoencefalica e che si ritiene siano simili, nelle loro caratteristiche e nella pericolosità di invasione, al coronavirus: é risaputo che più le particelle sono piccole e sottili più sono pericolose perché arrivano direttamente all’interno dei nostri polmoni invadendo il nostro organismo .
Attuali studi scientifici internazionali portati avanti da fisici e chimici svedesi ipotizzano che il particolato 2,5 possa proprio per le sue dimensione diventare un ottimo veicolo di trasporto e di diffusione del coronavirus stesso. Questo meccanismo sembra avere a che fare con la massa delle particelle che, più sono leggere e più tendono a cadere in lontananza arrivando a raggiungere distanze maggiori ed inquinando, di conseguenza, spazi maggiori dell’ambiente esterno o interno.
Questa legge fisica dovuta al moto browniano prevede che avvenga sempre un moto disordinato di piccolissime particelle in una sospensione liquida o gassosa. Riportando questa stessa legge per ovvi motivi al moto del coronavirus si inizia a suppore che anche questo piccolissimo mostriciattolo se ne avvantaggi, considerato che la sua dimensione è di un milionesimo di millimetro. Da qui viene naturale affermare che la distanza consigliata tra le persone di un metro è solo una calcolo teorico di massima mentre invece, proprio per le caratteristiche fin qui descritte, il contagio per non avvenire tra uomo a uomo necessiterebbe di maggiore distanza fino ad arrivare a 4 metri, dipendendo complessivamente dalle condizioni di aereazione e quindi di dispersione e densità della particella.
Anche per questi motivi in via precauzionale le mascherine vanno consigliate a tutte e tutti ed utilizzare , ovviamente ritenendo che le più idonee ed efficaci (FFP3) rimangono quelle con filtri capaci di bloccare le particelle nanometriche che al momento però sono purtroppo le meno diffuse. Ancora va fatto notare che le piogge aiutano a smorzare il fenomeno contaminatione perché abbattono le concentrazioni del pulviscolo portandolo al suolo ed evitando che le stesse sostanze entrino direttamente nella nostra catena respiratoria alveolare.
Va aggiunto che anche le disinfestazioni e sanificazione dei luoghi e degli stessi oggetti, soprattutto quelli utilizzati da pazienti riconosciuti positivi come anche quelli usati nei luoghi di cura vedi ospedali , ambulatori, cliniche o le grandi catene alimentari dove le concentrazioni degli agenti infettanti può raggiungere livelli elevati a causa anche dei condizionatori climatici, dovrebbe essere agita con continuità e con adeguate sostanze disinfettanti contenenti ipoclorito di sodio ed alcool.
Nei luoghi di cura, poi, va posta anche molta attenzione alla disinfezione dei bagni utilizzati dai pazienti in quanto il virus rimane attivo per diverse ore anche nelle feci e nelle stesse urine e al pavimento dove si dovrebbe sempre camminare con adeguate protezioni.
Per ulteriori dettagli ed informazioni tecniche puoi accedere alla lettura degli articoli scientifici fin qui pubblicati sull’argomento in questa stessa pagina o nella pagina facebook Giuseppina Bonaviri
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