Covid-19: una lunga battaglia di resistenza da affrontare uniti. Parte prima
Comitato tecnico scientifico Rete La Fenice
con
Giuseppina Bonaviri
La decisione della Lombardia d’imporre a tutti coloro che escono da casa di indossare le mascherine conferma quanto scriviamo da giorni sul pericolo di non sottovalutare la gravità della pandemia.
I primi positivi risultati che si registrano (riduzione del numero dei ricoveri e relativi decessi ma con una crescita ancora elevata dei positivi) non consentono di vedere a breve la sconfitta del virus anche per l’alto numero degli asintomatici finora non tracciabili e di tutti coloro che non hanno manifestato sintomi gravi e che non sono stati monitorati. In Italia si stimano fino a dieci volte di più rispetto agli attuali 120.000 contagiati che emergono dalle rilevazioni ufficiali dovuti in buona parte all’assenza – durata troppo a lungo nella prima fase dell’evoluzione e dei ricoveri indiscriminati ma obbligati dai responsabili strategici e decisori politici- di adeguati dispositivi di protezione negli ospedali e nella stessa medicina territoriale.
Alle cittadine e cittadini diciamo che nelle prossime settimane sarà fondamentale proseguire col distanziamento sociale e con l’uso dei presidi di salvaguardia richiesti in quanto si potrebbe verificare un potenziale pericolo di ripresa del numero dei contagi e dei ricoverati dopo la fase di mitigazione (come sta già succedendo in Cina in queste ultime ore). La situazione sanitaria sarà davvero sotto controllo solo quando sarà disponibile un vaccino che è l’obiettivo a cui lavora tutta la comunità scientifica e le maggiori aziende farmaceutiche dei Paesi più sviluppati tra cui una nota casa farmaceutica degli Stati Uniti che ha comunicato di avere messo a punto una variante del vaccino contro l’Ebola e l’Hiv che potrà essere a disposizione sul mercato all’inizio del 2021. Seppur con spiragli di luce, nei mesi prossimi continueremo a subire delle restrizioni che sappiamo di dovere seguire alla lettera.
Intanto sta cambiando in modo significativo il concetto il lavoro, di commercio e di produzione di beni. Non sarà più solo il problema delle distanze da mantenere nel rapporto con gli altri, ma di mutamento sociale e reale dell’economia per le conseguenze che il coronavirus sta imponendo alle imprese, grandi e micro, ai privati e ai lavoratori autonomi.
Si evidenzia il reale pericolo di un impoverimento del nostro Paese e il rischio di una ulteriore perdita di coesione e disparità sociale; il requisito fondamentale di questa battaglia durissima per non sprofondare nel completo sottosviluppo è quello di rimanere uniti. La condivisione delle difficoltà economiche patite dai cittadini da parte del governo e dell’Ue sarà la condizione decisiva per mantenere alto il livello di guardia e di collaborazione verso un popolo coraggioso come il nostro, che ora non ha bisogno di dogmi ma di tanto sostegno e anche per il dovere politico di un ripensamento dell’intervento pubblico.
Domani verrà pubblicata la seconda parte di questo articolo.
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