Covid-19. Parlano le donne: promozione e protezione dei diritti umani, coesione sociale, open innovation, governance territoriale.

Le donne militanti della Rete La Fenice con Bonaviri

In occasione dell’Assemblea telematica delle Democratiche del Lazio del 24 maggio 2020.

Poco si è detto, in questa emergenza sanitaria delle donne da sempre in prima linea; ne siamo abituate e non ci sorprende. Un approccio di genere che va ricollegato, in un momento così complesso, alla globalizzazione e alla promozione dei diritti umani in materia di parità di genere. Mai come in questo tempo fermo si sono creati i presupposti per una penetrazione delle questioni di genere in organismi e ambiti della politica internazionale che sconfinano persino dalle istanze di partecipazione di cui siamo da sempre portatrici e protagoniste. Ci chiediamo se uno spazio di libertà -come affermazione della soggettività femminile nella istituzione sociale e all’interno di un immobilismo istituzionale di molti governi e politiche- in una fase di tanta stringente necessità influenzerà positivamente ed in modo diretto ed efficace il processo di policy making secondo la logica di genere.
Emerge chiaro lo smantellamento del sistema sanitario nazionale dovuto a lottizzazioni politiche a partire dalle posizioni apicali che non furono più assegnate su base meritocatica ed il taglio di oltre 3 miliardi di euro di fondi avvenuto negli ultimi 10 anni, un mondo quello della salute pubblica dove le donne sono la maggior parte delle lavoratrici con circa l’80% dei caregiver ancora donne.
In Europa più del 60% degli operatori sanitari sono donne, più dell’80% del personale di cassa è donna, il 90% circa dell’assistenza domestica è composta da donne.
E sono sempre le donne che stanno pagando il prezzo più alto, tra lavori domestici e smart working, tra un femminicidio e un nuovo tipo di violenze subita che nasce proprio dall’obbligo delle misure di contenimento.
L’ OCSE afferma che le donne italiane lavorano 1 ora e mezzo al giorno in più degli uomini se si somma lavoro pagato con il lavoro familiare gratuito, con un serio rischio, dovuto appunto all’emergenza Covid-19, che causerà conseguenze negative e di lungo periodo sull’occupazione femminile e sulla forbice salariale di genere. Basti pensare che da aprile 2020 le colf e le badanti, tutte donne, hanno subito il 30% dei licenziamenti in più.
Insomma durante questa pandemia, “le donne non sono state nelle retrovie” senza che però venissero ben rappresentate come anche all’interno delle task force volute dal governo e dai ministeri per la fase due dove la loro presenza è quasi inesistente mentre invece è da sempre indispensabile per la tutela della salute e del benessere sociale, dell’economia e del lavoro, del processo di innovazione, della ricerca, della partecipazione.
La democrazia, mai come ora, ha bisogno di linfa rivitalizzata e la sua evoluzione in senso paritario è la base da cui ripartire. C’è bisogno di più politica e di una sua migliore qualità; le donne lo sanno e in questo processo entreranno a pieno titolo costruendo open innovation e governance territoriale.

Le donne della Rete La Fenice ritengono che ogni processo di crescita parta da un coordinamento condiviso con gli attori del territorio, che va oltre le vetrine, e dalle conseguenti proposte finalizzate alla promozione di investimenti programmatici a partire dall’imprenditoria femminile solidale e sostenibile, avviando semplificazione delle procedure, salvaguardando la dimensione locale e le famiglie con una attenzione particolare rivolta ai percorsi di coesione sociale che per l’anno 2020-2021 potranno persino avvantaggiarsi di trasferire in modo flessibile risorse tra fondi diversi-regioni-settori con sospensione anche dell’obbligo di cofinanziamento nazionale (definizione del Consiglio Ue in risposta al coronavirus Plus-CRII Plus).
Iniziative fondamentali in vista delle fasi che seguiranno quella della immediata riapertura delle attività.

 

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