Covid-19:ricostruire la fiducia nelle persone. Tra terapie e vaccini- Parte prima
Sintesi Conference call Comitato tecnico-scientifico Rete La Fenice con Bonaviri, ricercatori clinici Università La Sapienza, virologi Istituto Superiore Sanità, microbiologi e farmacoepidemiologi indipendenti (15/4/2020)
Mettere insieme competenze nei diversi campi scientifici con le sue tante energie significative per favorire una discussione libera e pubblica, aperta oltre le cabine di regia costruite in questa emergenza sanitaria può succedere, consapevoli sempre che peer review (revisione dei pari o valutazione tra pari) rimangono lo strumento privilegiato per la scienza accademica e la conoscenza futura della salute pubblica dei popoli. Noi della Rete La Fenice con Bonaviri ci siamo impegnati in questi mesi a creare un filo diretto nella costruzione di un processo espansivo connesso direttamente alle persone, cosa che ci ha consentito di riflettere a voce alta assieme a loro persino sugli accidenti della attuale crisi globale pandemica. Questo processo ci sarà di stimolo anche ora perchè riconquistare fiducia nel futuro significa affrontare al meglio le prossime fasi della ripartenza. Proseguiremo con le nostre modalità interattive ed innovative col mondo della scienza, della tecnica e della clinica ma soprattutto di vicinanza e di responsabilizzazione dei cittadini attraverso questo nostro canale informativo che rimane uno strumento utile, chiaro, accreditato, rigoroso perché sempre basato su evidenze metodologiche scientifiche.
E’, tout court, impensabile che la scienza possa diventare improvvisamente il centro gravitazionale di risposte immediate come qualcuno al governo pretenderebbe, quando per anni -cenerentola di incongrui processi politici- in Italia le sono stati tagliati fondi, finanziamenti, personale insomma la metà delle media delle risorse europee.
Alcune doverose precisazioni vanno fatte per quanto riguarda terapie e vaccini perchè al momento non esistono certezze. Anche per questi motivi è fondamentale ostacolare tentativi terapeutici “fai da te”, fuori dalle linee guida ufficiali. Ci auguriamo per questo che a partire dalla Federazione nazionale dell’Ordine dei Medici vengano redatti vademecum chiari e precisi, alla portata della popolazione da distribuire assieme alle mascherine e a tutti quei dispositivi di protezione personale oggi fondamentali contro il contagio non lasciando quindi spazi alla immaginazione dei singoli, ai fanatismi o ai tanti dannosi proseliti da parte di incompetenti. Per questo ci corre obbligo ringraziare il lavoro instancabile svolto in queste settimane dagli staff della Farmacovigilanza nazionale, dell’Aifa e della Sifo.
Attualmente gli studi sperimentali sui farmaci attenzionati dagli addetti sono stati rivolti al Tocilizumab e sono in corso studi per il Remdesivir. Sull’idrossiclorochina si iniziano solo ora ad avere dati ma ancora non confermati scientificamente. Altri farmaci che iniziano ad entrare sperimentalmente nei protocolli ospedalieri e della medicina territoriale ma già sul mercato da anni sono invece l’eparina e l’ivermectina; due farmaci che sembrano dare buoni risultati nella fase sub acuta mentre sono allo studio anche gli effetti nella fasi preventive. Ovviamente mancano ancora studi clinici per potere dire che le risposte siano certe. Si sta anche procedendo per i casi più complicati con studi sugli anticorpi ricavati da persone guarite; va detto che le indagini di sieroprevalenza per essere certe devono avere un fattore di errore basso altrimenti esiste il rischio di infettare gli altri per falsi negativi e positivi. Per i vaccini, poi, le risposte arriveranno in tempi più lunghi. È allo studio attualmente la risposta immunitaria di quei soggetti che hanno già contratto la malattia con un rischio però di ricaduta sintomatologica; infatti sembrerebbe che gli anticorpi non durino a lungo forse perché il virus corona muta geneticamente nei passaggi tra specie ed individui.
In questa fase di analisi è urgente che si proceda con accordi chiari tra governi per ottenere una licenza obbligatoria per la quale chi per primo al mondo riuscirà a produrre il vaccino dia contemporaneamente la possibilità di riprodurlo anche a tutti gli altri stati colpiti. In Italia inizialmente ne serviranno 60 milioni di dosi cosa di non semplice risoluzione considerata anche il problema della enorme burocrazia, delle norme e delle scarse risorse economiche messe a disposizione. Va detto che ad oggi, dopo 4 mesi dalla identificazione del virus, solo due progetti hanno già raggiunto la fase della vaccinazione dei volontari ( uno in Massachussetts e l’altro in Cina) e questo grazie solo alla enorme flessibilità e rapidità agita dalle istituzioni regolatorie al passaggio delle fasi di valutazione epidemiologica sull’uomo, cosa che al momento è impossibile per le nostre istituzioni.
Siamo consapevoli che per una crisi globale serve una risposta globale ed una cooperazione mondiale. Noi intanto abbiamo scelto la solidarietà e la vicinanza alle persone.
(Nei prossimi giorni torneremo sul capitolo delle terapie anche di quelle meno conosciute perché in procinto di valutazione).
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